A partire da Settembre 2012,
cittadini, associazioni, intellettuali, artisti, operatori e insegnanti si sono
incontrati per prendere posizione contro la delibera 177/2012 proposta
dall'assessore alla Cultura del Comune di Roma, Dino Gasperini, approvata il 19
giugno, seguita dal bando pubblicato il 4 dicembre da Zètema, nel quale si
prevede la costituzione della “Casa dei Teatri e della Drammaturgia
Contemporanea”.
A pochi mesi dal termine del mandato
elettorale, veniva confezionato un bando, valido per il biennio 2013-2014, per
l'affidamento dei Teatri di Cintura della Capitale, il Teatro Tor Bella Monaca,
Teatro Biblioteca Quarticciolo e Teatro del Lido, fino ad allora sotto la
responsabilità dei Teatri di Roma.
Veniva così incaricata, alla
gestione delle strutture e dei contratti ai lavoratori, “Zétema Progetto cultura”, società con il
100% a capitale pubblico.
I finanziamenti destinati alla
programmazione e organizzazione delle
attività dei teatri venivano dimezzati e si rendeva chiaro che l'operazione non
era volta ad arricchire il panorama culturale cittadino.
Da quel momento, gli incontri
assembleari hanno dato vita ad un confronto continuo di soggetti diversi e
coinvolti a vario titolo nella vicenda, creando un dibattito fecondo, che ha
reso possibile la condivisione di alcuni punti utili per il funzionamento di
tutti i teatri pubblici della città.
Il tentativo è di creare un
modello non manipolabile, di mettere punti fermi e imprescindibili per
descrivere il corretto funzionamento di
un Teatro Pubblico Partecipato legato al suo territorio e con una vocazione
internazionale. Un Teatro non destinato ad un bando pubblico, con una pretesa
di trasparenza e legittimità, ma un luogo che prenda la sua forma e la sua
sostanza da un percorso partecipato.
Abbiamo così individuato tre temi
di fondo: la funzione sociale del Teatro, il ruolo nella formazione culturale del cittadino e la
garanzia di dignità per gli artisti, gli operatori e i tecnici che vi lavorano.
Partendo dalla convinzione, che
sia nel passato come nel presente, le amministrazioni capitoline hanno
concepito i teatri più come contenitori di spettacoli, che reali promotori di
proposte culturali e che non hanno saputo o voluto “costruire” una relazione
attiva e partecipata con le esperienze sociali e culturali dei territori, ci
siamo così messi al lavoro e abbiamo scritto un manifesto per un teatro
pubblico partecipato, che ha in sé l'ambizione di essere un punto dal quale
partire, un testo progressivo e modificabile, sempre seguendo modelli e prassi
partecipative e nel rispetto delle libertà creative.
Il documento, che sarà presentato il 22 settembre 2013, è stato scritto dal primo tavolo di partecipazione.
Nessun commento:
Posta un commento